Probabilmente molte persone che hanno vissuto la loro giovinezza a cavallo tra gli anni 80 e 90 hanno fischiettato o canticchiato il ritornello di qualche suo grande successo, ma quasi certamente non sanno che a scrivere la canzone è stato lui, Sergio Caputo, uno tra i cantautori e musicisti più originali che abbiamo in Italia. Caputo è un artista che si lascia ascoltare con il sorriso sulle labbra per i testi delle sue canzoni spesso divertenti e surreali, ma conosce anche molto bene la musica e suona la chitarra con sfumature jazz davvero interessanti.
Sergio Caputo riesce spesso nelle sue canzoni ad affrontare temi abbastanza delicati con una leggerezza tutta sua e quella sottile ironia che non guasta mai, spostandosi abilmente tra ina settima più ed una scala di blues, proprio come canta in T’ho Incontrata Domani. Il suo stile musicale è un mix di pop, jazz e swing molto leggero che scorre fluido, non stanca mai, e riesce a nascondere benissimo dietro il sottile velo di ironia che contraddistingue molte sue canzoni, la sua inquietudine e la sua malinconia latente.
Chi è Sergio Caputo?
Sergio Caputo nasce a Roma il 31 Agosto del 1954, ed ha un’infanzia assolutamente normale, fatta di studio, amici, qualche partita di pallone, e musica; già, perché a tredici anni Sergio ha già incamerato buone basi per suonare la chitarra, strumento del quale è appassionatissimo. Dopo aver speso i primi due o tre anni per acquisire una certa padronanza dello strumento, Sergio si lancia subito alla conquista dei primi scenari, ed all’età di 16 anni ha già il suo primo gruppo, con il quale si esibisce in festivals scolastici e piccoli spettacoli del genere.
Una volta preso il diploma al liceo classico, Sergio si iscrive alla facoltà di architettura, che però abbandona in breve tempo per dedicarsi alle arti figurative, altra sua grande passione. Il suo rapporto con la musica è stato, ed è ancora oggi, abbastanza strano, nel senso che lui l’ha sempre considerata come un hobby e mai come una professione; anche dopo l’uscita dei suoi primi dischi le cose sono rimaste così, ed è forse per questo che non ha ottenuto il successo che meritava, proprio perché non ha mai suonato per ‘l’industria della musica’, ma lo ha fatto principalmente per se stesso e per chi ne capisce gli stati d’animo.
L’improvviso successo nel 1983
Il primo disco di Sergio Caputo è stato un 45 giri pubblicato nel 1978 dall’etichetta discografica IT dal titolo Libertà dove sei, che recava sul retro come ‘side b’ l’altro brano Giorni di festa, ma a dire il vero questo disco non se lo filò quasi nessuno; tre anni dopo, nel 1981, il cantautore romano pubblicò per la Dischi Ricordi un mini Lp contenente appena 4 brani, ma anche in questo caso i risultati delusero le sue attese. Il grande successo arriva improvvisamente nel 1983, quando Caputo pubblica per la casa discografica CGD il bellissimo album Un Sabato italiano, album che per il suo lancio si avvale anche del supporto video offerto dal rotocalco televisivo Mister Fantasy, noto programma condotto da Carlo Massarini ed interamente dedicato a videoclips musicali.
Con Italiani Mambo, uscito l’anno successivo, Sergio si avvicina moltissimo al jazz, ed iniziano anche alcune fruttuose collaborazioni musicali con grandi musicisti del calibro di Tony Scott, clarinettista e sassofonista statunitense, con il batterista italiano Roberto Gatto, ed in un paio di occasioni addirittura con Dizzie Gillespie. Nei 5 anni successivi Sergio Caputo sforna altri 5 Lp di successo: No Smoking, Effetti personali, Storie di whisky andati, Lontano che vai, e Sogno erotico sbagliato.
Sergio Caputo live con la super-band
Una volta acquisita una certa notorietà, e viste le continue richieste che Sergio riceve per esibirsi dal vivo, nel 1987 giunge il momento di mettere su una band di un certo livello ed iniziare a girare per l’Italia; nello stesso anno esce il suo primo album live dal titolo Ne approfitto per fare un po’ di musica, un disco davvero bellissimo ed anche molto divertente sia per i bizzarri arrangiamenti musicali, sia per i testi ironici e talvolta pungenti delle canzoni che contiene.
La band che Caputo mette su è composta da turnisti italiani già molto conosciuti nell’ambiente del jazz nostrano: c’è il maestro Stefano Sabatini che suona pianoforte e tastiere, Wally Allifranchini con sax e flauto, Julius Farmer al basso e contrabbasso, Michele Ascolese alla chitarra, Fernando Brusco alla tromba, e Claudio Mastracci alla batteria. Davvero non poteva scegliere di meglio per i suoi primi live, ed è forse proprio per il grande impatto live che aveva ai tempi di questa band che Sergio Caputo è piaciuto a molti, poi purtroppo il giocattolo si è rotto, per il dispiacere di tantissimi suoi fans.