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Storyville, donne di piacere a ritmo di jazz

Se si dovessero ricordare gli anni 20 con una foto o un’immagine, è molto probabile che essa raffiguri un locale notturno con saloni annebbiati dal fumo, tavolini pieni di bicchieri di whisky e cognac, musicisti generalmente vestiti di bianco, e belle signorine che si muovono con fare sensuale tra gli avventori. In effetti non ci si discosterebbe troppo dalla realtà, perché quelli sono proprio i cosiddetti ‘ruggenti’ anni del jazz, dell’assenzio, dell’alcool, e delle prostitute, che ai quei tempi venivano chiamate flappers, un termine abbastanza dispregiativo che stava ad indicare generalmente ragazzine allo sbando e giovanissime prostitute.

Con questa immagine davanti agli occhi, facciamo un salto indietro nel tempo fino ad arrivare alla New Orleans di fine Ottocento, dove si poteva andare a divertirsi in Storyville, un rione a luci rosse conosciuto da molti anche comeThe District. Storyville è stato per anni il luogo di divertimento di uomini bianchi benestanti che lì andavano a godersi le loro notti brave fatte di alcool, droga, musica jazz, e trasgressioni sessuali in compagnia delle flappers, in parole povere quelle che oggi sono le moderne escorts.

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Sergio Caputo, lo swing made in Italy

Probabilmente molte persone che hanno vissuto la loro giovinezza a cavallo tra gli anni 80 e 90 hanno fischiettato o canticchiato il ritornello di qualche suo grande successo, ma quasi certamente non sanno che a scrivere la canzone è stato lui, Sergio Caputo, uno tra i cantautori e musicisti più originali che abbiamo in Italia. Caputo è un artista che si lascia ascoltare con il sorriso sulle labbra per i testi delle sue canzoni spesso divertenti e surreali, ma conosce anche molto bene la musica e suona la chitarra con sfumature jazz davvero interessanti.

Sergio Caputo riesce spesso nelle sue canzoni ad affrontare temi abbastanza delicati con una leggerezza tutta sua e quella sottile ironia che non guasta mai, spostandosi abilmente tra ina settima più ed una scala di blues, proprio come canta in T’ho Incontrata Domani. Il suo stile musicale è un mix di pop, jazz e swing molto leggero che scorre fluido, non stanca mai, e riesce a nascondere benissimo dietro il sottile velo di ironia che contraddistingue molte sue canzoni, la sua inquietudine e la sua malinconia latente.

La vita degli artisti del circo

Quanti bambini hanno tra i ricordi più vivi della loro infanzia una divertente domenica trascorsa con tutta la famiglia al circo, impossibile non aver fatto quest’esperienza almeno una volta nella vita; il circo per un bambino è un luogo magico, un posto dove si vivono emozioni e ci si lascia rapire dalla magia che offre lo spettacolo, un mondo nuovo ed emozionante. Trapezisti ed acrobati, clown e domatori di belve feroci, giocolieri ed illusionisti, sono questi gli eroi dei più piccoli che riescono a farli vibrare dall’emozione, dei veri artisti che dedicano tutta la loro vita al circo, il che non è poco.

Spesso ci limitiamo soltanto a vedere lo spettacolo e ad apprezzare la loro bravura, ma va detto che vivere una vita da circense non è affatto una cosa semplice come potrebbe sembrare, anzi; i lavoratori del circo sono nella maggior parte gitani, persone senza fissa dimora che vivono tutta la loro vita su un camper o una roulotte, adattandosi come meglio possono con l’ambiente in cui si stabiliscono per qualche settimana e nel quale mettono in piedi il loro bel tendone colorato con la speranza di vedere lunghe code ai botteghini. E’ una vita di sacrifici ed in molti casi di stenti e, tranne rare eccezioni, una vita che difficilmente garantisce una condizione tranquilla ed agiata.

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Il mondo della PlayStation, notizie e curiosità

Oggi parleremo diffusamente di uno dei fenomeni tecnologici che ha indubbiamente sconvolto l’ultimo secolo nel campo dell’intrattenimento, e più precisamente quello dei videogiochi. Tutti quelli che hanno vissuto la loro adolescenza e prima giovinezza negli anni ‘70 ed ‘80 hanno assistito in prima persona alla nascita della tv a colori, poi hanno visto i primi videogiochi che non erano più in bianco e nero come il classico ‘Pac-man’ o anche ‘Asteroids’ (quello dell’astronave a forma di triangolo che sparava sui meteoriti per frantumarli), e poi ancora il ‘Commodore 64’, ‘l’Atari’ o in ‘Nintendo’, che lanciarono i primi videogames a colori.

Fu la giapponese Sony Interactive Entertainment nel Dicembre del 1994 a rivoluzionare completamente il panorama dei videogiochi in console producendo e lanciando sul mercato la PlayStation, oggi pronta a immettere sul mercato la sua ultimissima generazione di consoles, la PlayStation 5, già quasi pronta per il suo debutto previsto per gli inizi del 2021.

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La musica fusion: Chick Corea Elektric Band

Partendo dal presupposto che la musica ‘fusion’ è una mescola di stili musicali che abbraccia un po' vari generi e che è davvero molto difficile sia suonarla che saperla ascoltare, bisogna prendere atto che, almeno per quanto riguarda il livello tecnico dei musicisti che la praticano, non è un tipo di musica adatto a tutti; in altre parole, un musicista che suona bene il rock o il pop potrebbe non essere capace di affacciarsi al mondo della fusion, mentre invece un musicista capace di suonare generi musicali come jazz e fusion può suonare qualsiasi tipo di musica anche ad occhi chiusi.

Senza andare eccessivamente a ritroso nel tempo, le prime tracce concrete di fusion si iniziarono a delineare agli inizi degli anni 70, quando funky, blues, rock, jazz, ed un po' di psichedelìa, caratterizzarono grandi band come la Mahavishnu Orchestra (capeggiata da Billy Cobham e John Mc Laughlin), una delle prime vere manifestazioni di musica fusion al mondo. Subito dopo il fenomeno Mahavishnu troviamo poi i ‘Return to Forever’, storico gruppo fusion-jazz creato e capitanato da quel sacro totem della musica che è ancora oggi Chick ‘Armando’ Corea il quale, una volta sciolto il suo gruppo per la poca fortuna avuta sul mercato, decise nel 1986 di fondare la ‘Chick Corea Elektric Band’.

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Sassofono: uno strumento musicale che genera note molto profonde

La musica è una cosa meravigliosa, fin qui non ci piove; bisognerebbe essere davvero nati senza cuore ed anima per riuscire ad affermare il contrario, perché la musica è in tutto ciò che ci circonda, è l’orologio del mondo, è il battito vitale di tutte le cose.

Tutto ha un tempo, una frequenza, una sua ‘colonna sonora’, e se per esempio ci fermiamo per un attimo a fare delle riflessioni, o anche semplicemente a ripercorrere brevemente i nostri ricordi, magari seduti di fronte al mare e guardando l’orizzonte, certamente potremmo collegare tutto ciò a stralci di canzoni o brani musicali che abbiamo ascoltato ed adorato centinaia di volte; a pensarci bene forse il suono del sassofono è quasi sempre presente nelle emozioni che proviamo e che associamo alla musica, l’intensità e la profondità delle sue note riescono a scavare molto a fondo nella nostra anima, ci fanno vibrare.

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Teatro di strada: una forma di rappresentazione in ambienti urbani improvvisati

E’ forse la Francia il paese che maggiormente segue ed alimenta la cultura del teatro di strada, ed è abbastanza facile imbattersi in qualche rappresentazione pubblica se si cammina per strada in una qualsiasi delle sue città; ‘light design, videoarte, circo, teatro e musica’ sono le attività culturali più praticate, ma si può dire che ogni giorno è possibile incontrare qualche novità, qualche nuovo talento che si propone al pubblico.

Qualsiasi zona pubblica di libero accesso che abbia magari le caratteristiche di un piccolo palcoscenico, o che comunque renda almeno un po' quell’idea, è buona per divulgare il proprio talento, per far conoscere al mondo intero la propria arte, qualsiasi essa sia; attori, mimi, giocolieri, musicisti, e chi più ne ha più ne metta, interagiscono con il pubblico e colorano le strade cittadine con i loro spettacoli gratis (sarà infatti facoltativo al termine dello show lasciare una piccola somma di denaro come sostegno all’artista, ma soltanto se si vuole davvero farlo).

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Woodstock: il festival che si convertì nel simbolo di tutta una generazione

Un meraviglioso Venerdì 15 Agosto del 1969, ebbe luogo in una enorme fattoria del contado di Sullivan in New York, una delle più grandi (forse la più grande in assoluto) manifestazioni musicali con congregazione massiva di persone mai organizzata nella storia della musica: ‘il festival di musica ed arte di Woodstock’. Fu il piccolo sobborgo di Bethel, per l’esattezza, ad ospitare questo colossale evento, ed i 240 ettari di terreno, che tanto per avere un’idea corrispondono a circa 2.400.000 mq., fecero da soffice tappeto a circa mezzo milione di persone.

Trentadue esibizioni di artisti e band che hanno fatto la storia della musica, generi e stili musicali a confronto, ma soprattutto quel meraviglioso e disteso clima di amore e pace che ha caratterizzato il movimento ‘hippie’ negli anni 60 e 70, regnarono sovrani durante tutti i tre giorni dell’evento, conclusosi nella notte del successivo Lunedì 18, quando ormai tutti erano felici e contenti.

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Musica Blues: lo stile musicale considerato il padre del Rock

Chi di noi non si è emozionato canticchiando un ritornello blues, ma soprattutto chi non ha mai imbracciato una chitarra e, magari ammirandosi compiaciuto allo specchio, si è lanciato a riprodurre le sue prime scale pentatoniche (patròn assai caratteristico e ricorrente in questo stile musicale) con la sua Fender Squier (perché la Stratocaster originale costa troppo)? Impossibile che non si sia mai vissuta questo tipo di emozione nella vita e, se anche così fosse, ci sarà sicuramente stato almeno un amico o un parente a farlo, quindi sappiamo di cosa stiamo parlando.

Il Blues fu concepito sin dagli albori della sua nascita con caratteristiche abbastanza tristi se così si può dire; esso nacque infatti come massima espressione di uno stato d’animo depressivo e malinconico, assumendo poi varie sfumature a seconda dell’artista che lo interpretava, del tema stesso su cui si incentrava il brano, ed anche del passo dei tempi. L’unica e fondamentale caratteristica basilare di questo genere musicale è la presenza di almeno una parte completamente dedicata ad un assolo di chitarra, ed è lì che il musicista fa la differenza.